Chi partecipa alle riunioni dell’associazione Il Caicio può testimoniare. Lo diciamo fino alla nausea: la barca – per sopravvivere – va lasciata un po’ meglio di come la si è trovata.
La Izi, che è uno dei nostri sandali sociali, non sfugge alla regola.
Quest’anno è stato significativo per la conservazione di questa piccola barca di fasciame in tavola.
I vecchi legni che la compongono stanno assieme dal 1976, e in alcuni casi sono esausti: ridare consistenza alla struttura semplicemente reinchiodando non basta più.
Per la scorsa stagione estiva abbiamo ricostruito perciò una piana e un sancone a prua e abbiamo calafatato completamente il fasciame con stoppa di canapa catramata e per poi ripassarla con stucco a base di olio di lino cotto.
Ma anche questo non basta. Abbiamo deciso quindi di mettere in preventivo qualche intervento straordinario e in assenza di uno spazio sociale adeguato per il laboratorio di restauro ci siamo rivolti al Cantiere “Pericle” di Bruno Toso di Murano, uno dei pochi rimasti a Venezia che ancora lavora con sapienza le barche in legno.
I lavori consistono nel rinforzare le nerve con dei contrafforti (cunei e castagnole) tra fasciame e falca e nello smontare la coperta di prua – le tavole accostate in abete sono state oggetto di diversi interventi in passato e l’umidità ristagnatasi ha fatto deteriorare la coperta stessa e il baglio che la sostiene – per risanare il legno ed arrestare ulteriori situazioni di degrado.
Alla fine facciamo sostituire anche il trasto di prua e il baglio che era collassato e giuntiamo una nuova tavola della coperta rispettando l’orientamento e l’inclinazione delle tavole originali.
La barca torna in acqua in breve con una mano di fondo e alla prova-voga risulta sicuramente molto più compatta.
I nostri soci poi rispondono numerosi ed entusiasti all’appello per completare le rifiniture.
Approfittando dell’alta marea ci posizioniamo presso uno degli ultimi due scali pubblici ancora esistenti a Venezia dove è pronta ad agire una squadra efficiente ed allegra di volontari: i lavori consistono in una carteggiatura (per far aggrappare meglio le pitture) e stuccatura con olio di lino cotto, gesso da sarti e un goccio di pittura.
Abbiamo poi steso una mano di bianco sulla prua per far da fondo al giallo e rosso, colori che corrispindevano ad un fitta-batele. Fino a non molti anni fa affittare barche a remi era un’attività molto diffusa, al contrario di oggi che è completamente scomparsa.
I lavori si svolgono in tempi da pit-stop, condividendo momenti di collaborazione collettiva.
Izi è di nuovo in acqua!
Pronta per affrontare al meglio un altro anno di progetti culturali galleggianti!
Se com’è che penso a posa esser a barca fatta da Nino dee barche a San Boldo El fitabatee per so fradeo Alfredo in magasen cavando na diesena de piere sotto el balcon per far a prova,mantenendo El ricordo nei coori del stasio da venexian ve ringrazio per El bel avoro che porte avanti co tanto entusiasmo e auguri per a Vostra compania
Buongiorno Silvio!
Eh già: deve essere proprio la barca di cui stai parlando! Da quel che sappiamo Izi è stata costruita proprio da Nino (Giovanni Navarbi, fittabatele a San Boldo) per il fratello.
Bello sapere che qualcuno si ricora ancora di questi fatti!
Grazie per il simpatico augurio che ricambiamo. Un saluto!