[Rassegna Stampa] Un polo per salvare barche tradizionali

Riportiamo integralmente l’intervento pubblicato a firma di Vera Mantengoli su “La Nuova Venezia” il 24/12/2017.
Il nostro portavoce Luca Bianchetto racconta del progetto presentato assieme al Forum Futuro Arsenale lo scorso marzo al Comune di Venezia per il Piano degli interventi.

“Un polo per salvare barche tradizionali

L’associazione Il Caicio da anni lavora nel recupero di vecchie tecniche usate per restaurare imbarcazioni storiche di Vera Mantengoli

 

Il Caicio all’opera in una foto di repertorio del 2015 scattata in occasione delle giornate “Arsenale Aperto”

«Giorno dopo giorno Venezia perde dei pezzi. Il grosso lo abbiamo già perso, ma sembra si stia facendo di tutto per perdere anche quello che rimane». A parlare è Luca Bianchetto, portavoce dell’associazione Il Caicio che ha presentato il quinto e ultimo progetto del dossier realizzato dal Forum Futuro Arsenale (Ffa), formato da cittadini che hanno a cuore le sorti di un patrimonio unico al mondo. In questo caso si tratterebbe di concedere circa trecento metri quadrati alle Tese delle Galeazze all’associazione per permettere ai maestri d’ascia e agli appassionati di recuperare le barche tradizionali e promuovere attività per coinvolgere il pubblico. Parlando di misure la richiesta è paragonabile a una goccia nel mare se si pensa che lo spazio dell’Arsenale passato al Comune è di circa 275 mila metri quadrati. Anche per questo il FFA chiede all’amministrazione di dare una possibilità ai cittadini e di agevolarli nella realizzazione dei progetti che hanno in comune la caratteristica di poter essere avviati da subito. Lo scopo è ripopolare l’Arsenale dei lavori che lo hanno caratterizzato, quindi artigianato legato a lavorazione, restauro e utilizzo delle barche, come chiede Il Caicio. «Abbiamo intitolato il progetto “Laboratorio di archeologia sperimentale sulle antiche tecniche di carpenteria navale in legno” perché racchiude quello che sappiamo fare meglio, ma che non riusciamo a fare come vorremmo per la mancanza di spazio – spiega Bianchetto -. Vorremmo continuare a recuperare le barche attraverso le antiche tecniche che abbiamo appreso per portare avanti una tradizione antichissima». Per farsi un’idea, il modello potrebbe essere il Museo delle navi vichinghe di Roskilde, in Danimarca: «Negli anni Settanta gli archeologi hanno ritrovato il reperto di una nave e l’hanno ricostruita utilizzando le vecchie tecniche – prosegue Bianchetto, parlando della cosiddetta ingegneria inversa -. ++Dal 2010 abbiamo già recuperato un centinaio di barche, ma purtroppo senza uno spazio abbiamo dovuto rinunciare a prendercene in carico qualcuna, come un canotto del Garda vecchissimo». Una sofferenza per chi vive di questo lavoro. Il budget per questa proposta è bassissimo: la richiesta dell’associazione, composta da quasi duecento soci, è di circa una decina di migliaia di euro (strumenti tradizionali per la lavorazione del legno e legname per la costruzione). La prima attività pilota proposta è la costruzione di un traghetto a remi che servirebbe a collegare le sponde interne dell’Arsenale e a mostrare al pubblico la realizzazione. «Tra i requisiti del titolo di Maestro d’ascia c’è un periodo di tirocinio che potrebbe essere svolto qui» afferma Bianchetto «Siamo in contatto poi con tantissime maestranze in Europa e potrebbero nascere degli scambi positivi per l’intera città». In effetti questo tipo di attività e di valorizzazione del patrimonio all’estero è avviata da decenni, anche se non mancano buoni esempi in Italia: «A Battaglia Terme c’è un Museo della navigazione fluviale bellissimo, per non parlare di Cesenatico – racconta Bianchetto -. A Genova c’è il Mem (Museo Memoria e Migrazioni) [MU.MA. Istituzione Musei del mare e delle migrazioni, ndr] che ha promosso la Carta del Mare, a Como il Museo della Barca Lariana con la gondola più antica esistente. È sopravvissuta per miracolo perché rimasta in una stalla». Oltre al laboratorio, il Caicio, in collaborazione con l’Associazione Arzanà (vedi quarto progetto), pensa a una darsena dove esporre gli esemplari esistenti ed esclusivamente veneziani. «A Venezia abbiamo tutto – conclude Bianchetto -. A volte sembra che manchi la volontà politica perché le proposte ci sono, la fattibilità anche, l’esperienza è testimoniata da parte di tutti i proponenti e allora ci si domanda, come si può lasciare vuoto l’Arsenale?».

Caicio: una barca per uso sociale con radici antiche
“il Calcio” nasce nel 2010 come “associazione culturale galleggiante” e prende spunto dal nome di una particolare imbarcazione veneziana, nota per essere la prima da diporto. Citata già nel Cinquecento come barca di servizio dei vascelli, acquisisce un altro uso nel secondo dopoguerra. “Fino agli anni Ottanta si potevano prendere negli stazi delle barche a noleggio, ma erano solo barche da lavoro” racconta Luca Bianchetto, portavoce dell’associazione che ha presentato il quinto progetto. “Il noleggio di calci era estremamente diffuso, ma scomparve con la motorizzazione di massa”. L’associazione continua a proporre attività seguendo proprio questa filosofia. Non a caso nella flotta di barche a disposizione ce ne sono sei dedicate proprio a usi sociali”.

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/12/24/news/un-polo-per-salvare-barche-tradizionali-1.16280329

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