Battello sabionante “Sergio”

Il batelo sabionante Sergio è l’inizio di tante storie. Fu in particolare l’inizio dell’associazione galleggiante Il Caicio.

I bateli sabionanti, usati per il mestiere di sabionante, si usavano per cavare sabbia dai fiumi, o scavi idraulici in genere, per trasportare materiali edili e macerie.
Sergio venne costruito nel 1959, dal maestro d’ascia Giuseppe Friziero, di Chioggia, per Savino Boscolo detto “forcola” di Sottomarina. Da allora è sempre rimasto al servizio della stessa famiglia.

Sergio viene trovato da Nicolò Zen il 31 dicembre 2004 presso il cantiere Boscolo Bielo in Scomenzera, fratello più piccolo di altri bateli più grandi è destinato alla demolizione. Molti concordano nel considerarla una barca da salvare, come raro esemplare di una tipologia costruttiva oramai abbandonata da diversi decenni e quindi condannata all’estinzione, altri ritengono folle l’impresa di recuperarla, anche per i costi del passaggio di proprietà. Ad ogni modo Nicolò acquista la barca per tremila euro.

Anche per ridurre i costi di acquisto Nicolò fonda un’associazione. Nel 2005 nasce così l’associazione culturale Il Caicio. Il batelo è ormeggiato per lungo tempo alle Vignole. La permanenza di Sergio presso l’isola si conclude con la manutenzione dal cantiere di Carlo Enzo a Murano e con l’ingresso nel 2011 a Forte Marghera, luogo che ospita in quel momento il nascente Museo delle imbarcazioni tradizionali e punto di riferimento dell’associazione. Gli si riserva un ormeggio speciale, in una delle poche aree dei canali del Forte dove la profondità è sufficiente a non posarsi quasi mai sul fondale.

Nel periodo tra il 2011 e 2012 i tanti lavori che occupano i soci del Caicio, la gestione delle nuove barche acquisite e donate, fanno sì che Sergio venga un po’ trascurato. Nel 2011 viene fatta un’operazione di calafataggio in acqua per chiudere le spaccature del fasciame.

Per timore di un affondamento Sergio viene spostato in acque più basse dove un un eventuale recupero sarebbe stato più gestibile. Il nuovo ormeggio è proprio in fronte al museo e quindi Sergio all’improvviso si trova al centro della vita sociale dell’associazione. Spesso visitato, ripulito, seccato o bagnato a seconda del bisogno. Eppure quel nuovo posto, in acque così basse, appoggiando quotidianamente la pancia al fondo fangoso e pulsante di vita, restando addirittura completamente a secco diversi giorni all’anno, è una condanna che accelera il deterioramento dello scafo di Sergio.

A seguito dell’improvvisa chiusura del rapporto di collaborazione con Marco Polo System l’associazione galleggiante sposta i laboratori dell’associazione a bordo di Sergio e di Favorito, la comacina del ’62 ultima acquisizione dell’associazione. Lo squero galleggiante Sergio viene gestito da Stefano Montagner con il restauro di una barchetta di 5,1 metri offerta in dono dall’isola di San Secondo.

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