Domenica ecologica a Venezia

Domenica 6 aprile 2014 si è ripetuto per la seconda volta nella storia della città di Venezia la domenica ecologica con traffico acqueo a motore (a scoppio) bloccato in Canal Grande e in rio di Cannaregio.

Per dovere di cronaca riportiamo più sotto qualche immagine scattata dai nostri soci

Leggiamo oggi 7 aprile sul Gazzettino di Venezia un articolo di Tullio Cardona dal titolo “CANAI GRANDE Il corteo di barche per la “Domenica ecologica’ Stop motori,  Barche a remi in Canal Grande ma c’è stata poca partecipazione, 

Seconda domenica ecologica non molto partecipata. L’impegno della polizia municipale, a spazi acquei interdetti, si è tradotto in 26 controlli e 8 accertamenti di violazione dell’ordinanza. Intanto il futuro della mobilità acquea si è rivelato ieri con le imbarcazioni totalmente elettriche o ibride (elettrico e diesel), che hanno percorso il Canal Grande. 11 corteo è stato promosso da Assonautica, che sta appoggiando le nuove tecnologie di propulsione eco-sostenibile, capaci di abbattere sia inquinamento che moto ondoso. Lo stesso presidente, Roberto Magliocco, ha sostenuto sia necessaria in centro storico una sorta di Zti, impedendo la navigazione a natanti con propulsione endotermica. In questo senso, non solo si sta attrezzando il settore del piccolo diporto, ma anche quello connesso al trasporto merci. Ecco, ad esempio, i primi mototopi ibridi del maestro d’ascia e costruttore Agostino Amadi, il primo ad usare con successo la vetroresina: erano presenti sia l’Ag.A 4, realizzato con il gruppo internazionale «Twin-Disc»: portata 90 quintali, per 11,60 metri di lunghezza, e l’esemplare Ag.A. 3 commissionato ad Amadi dall’Algida, sempre ibrido, provvisto di cella frigo per il trasporto dei gelati. Fra le altre, ancora le imbarcazioni di servizio pubblico di Alilaguna, la topetta Bru-be elettrico «Huracan Power», il «Tor-quedo» del Cantiere Motonautico Veneziano e di «Vento di Venezia» (60 c.v.), le barchette elettrosolari, le imbarcazioni elettriche da diporto di Pietro Tosi, «Barchiamo», «Azimut», «Cg. Nautica». Un florilegio di modelli, tecnologie, carene e studi tecnici tutti pensati per Venezia e la laguna, o al massimo per specchi lacustri. Le barche a remi hanno visto la «balotina» che presterà servizio per lo «Slow boat delivery», portando a Cannaregio frutta e verdura biologica per la vendita diretta. Poi la «regata ecologica», prima edizione, promossa dal Coordinamento delle associazioni remiere: 8 caorline si sono sfidate in Canal Grande, con arrivo a Ca’ Foscari e precise modalità: ogni scalmo (anche misto) doveva contare un campione, due regatanti e tre giovani. Vince il rosso dei «Biri», con Giuliano Pagan, *** Massimiliano Memo, Fabio Zangrando, Alessandro Ga-burro, Franco Via-nello, Claudio Carrettin. Dietro, le caorline in rappresentanza della Remiera Francescana, di Castello, di Traporti-Grado, della Giudecca (uno e due), di Sant’Erasmo, della Voga Veneta Lido. Le bandiere sono state consegnate dal sindaco Giorgio Orsoni e dal ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti. La regata è stata dedicata ad Augusto Vianello, per 24 anni presidente della polisportiva «Portosecco», padre putativo per tanti giovani, e al regatante Felice Pazienza, le cui esequie si svolgeranno domani, alle 11, nel duomo di Pellestrina.. T.C. Riproduzione riservata

Oltre a unirci all’estremo saluto per Augusto, rimaniamo perplessi dai toni, da quel che si dice e quel che non si dice nell’articolo e decidiamo di rispondere…

Buongiorno,

sono Luca Bianchetto dell’associazione culturale galleggiante “Il Caicio”, rispetto all’articolo di Tullio Cardona sulle manifestazioni di domenica 6 aprile per la giornata ecologica, ci è sembrato di cogliere tono critico circa la scarsa partecipazione delle barche a remi a Venezia.

C’era oggettivamente un buon numero di barche – forse sembravano poche perché non facevano rumore e andavano tranquille? –  ma il cronista era così occupato a fare la lista degli imprenditori dell’elettrico che probabilmente non ha avuto tempo di vedere quanto fosse bello il Canal Grande senza nemmeno una onda.

E non ha notato nemmeno come la città – finalmente in pieno giorno – abbia tirato un sospiro di sollievo.

Anche la comunicazione istituzionale dell’evento è stata quasi interamente fagocitata dagli interessi dei virtuosi della propulsione elettrica, dimenticando che il motore elettrico è molto bello ma ha un grosso, pesantissimo e poco ecologico limite: le batterie.

Noi che frequentiamo quotidianamente i canali della città a remi, c’eravamo e abbiamo notato la differenza.

Notiamo anche che non si è spesa una parola per sottolineare quanti danni provochi invece il moto ondoso, probabilmente il problema più cogente che dà senso a una domenica ecologica a Venezia.

Tra l’altro, rispetto all’organizzazione della manifestazione ci pare curioso riscontrare che mentre in terraferma i blocchi finivano alle 18, in Canal Grande alle 15 il “rodeo” era già nuovamente aperto.

Forse il motivo per cui c’erano poche barche private e a remi è perchè non si è mai fatta una politica per promuovere la voga (non sportiva) che tenga conto dello spazio vitale urbanistico dell’acqua. Alla prova dei fatti il remo rimane ancora ancora a distanza di millenni l’unico modo ecologico per girare in una città così particolare e delicata come Venezia.

Forse bisognerebbe programmare più domeniche ecologiche (e perchè no, giornate, settimane …) durante l’anno e far rispettare i regolamenti vigenti in modo più severo. I cittadini avrebbero più piacere di girare a remi senza rischiare la vita.

Andando a remi ci si rende conto della marea che cala, della marea che cresce, della città che respira, delle correnti che cambiano e diventano sempre più impetuose, dei fondali che diventano sempre più profondi, dei danni provocati dai motori sull’ambiente e sulla città storica.

Caro Cardona, per partecipare bisogna scendere in acqua e riappropriarsi di questo luogo pubblico. 

Se l’avesse fatto anche lei forse si sarebbe accorto che la “balotina di Slow Boat Delivery” del suo articolo non era in realtà una balotina ma una “batea” messa a disposizione da un’associazione (Arzanà) che come molte altre realtà in città (Viva Voga Veneta, il Caicio) cercano di riportare i veneziani a riappropriarsi dell’acqua (la consegna della verdura a remi, la voga per canali…) al di fuori della dimensione agonistica o alienante del trasporto e del diporto.

Questo è un segnale di un certo fermento.
Ed è tempo che qualcuno inizi a rifletterci.

Cordialmente.
Luca Bianchetto
Presidente Associazione culturale galleggiante il Caicio

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