Il ritorno del teatro galleggiante

Il 15 giugno, lungo gli assolati rii di Canareggio, si è svolto quello che amiamo chiamare Teatro in Barca. 

Un gruppo di studenti universitari provenienti dagli Stati Uniti ha partecipato all’evento ospitato sulla nostra gondola da traghetto, la Barchetta, e sulla Batea, una batela buranela, un tempo utilizzata come barca da trasporto.

Gli attori, a terra, indicavano il percorso alle nostre due imbarcazioni che li seguivano via acqua e, ad ogni tappa, venivano inscenati brevi racconti in cui la Val di Zoldo, nelle Dolomiti, incontrava per vari motivi la città di Venezia. Infatti numerosi sono coloro che sono scesi dalle montagne verso il mare, in quella che viene definita “segonda bona mare”, una migrazione che ha portato molti artigiani e commercianti della provincia bellunese nella città lagunare.

Paola Brolati e Charly Gamba hanno dunque raccontato le storie di personalità più o meno note, tra cui ricordiamo alcuni episodi come quello di apertura: la rappresentazione di una simpatica e disinvolta avance, da parte di un giovanotto lagunare nei confronti della sua amata, in un pastiche linguistico a metà tra veneziano e francese.

Il racconto si è poi spostato in Campo de l’Abazia, dove i due attori hanno raccontato la storia delle merci che dal Cadore arrivavano su zattere fino a Venezia, e di come i commercianti zoldani avessero quindi stabilito connessioni con la laguna veneta e in particolare con la città.

La rappresentazione teatrale ha anche incluso la storia di Valentino Panciera che, formatosi in una modesta bottega di intaglio ligneo, attira l’attenzione dell’architetto Giuseppe Segusini di Feltre.  Avendolo visto all’opera, l’architetto introduce l’artigiano all’Accademia di belle arti di Venezia, dove vivrà dalla metà dell’800 in poi e dove anche la sua progenie avrà fortuna nel campo artistico o sarà collegata alle attività tradizionali veneziane, come, ad esempio, cantieri di piccole imbarcazioni.

Una volta che le nostre due imbarcazioni a remi, la Barchetta e la Batea, si sono fermate lungo la Fondamenta de la Madonna dell’Orto i due attori hanno spiegato come gli abitanti della Val di Zoldo siano apparentemente responsabili dell’importazione del gelato a Venezia: unendo ghiaccio (comune nelle zone montane da cui provenivano) e frutta fresca avrebbero quindi inventato il delizioso dessert che tutti noi assaporiamo nelle calde giornate estive.

Infine in Corte Alberagno Paola e Charly hanno raccontato un’incredibile storia “horror” che ha coinvolto un originario abitante della Val di Zoldo residente a Venezia, Matìo Lovat di Casal Zoldo, che, per più di una volta, ha tentato il suicidio in suolo veneziano, crocifiggendosi autonomamente proprio in Calle de le Muneghe, che si sviluppa in corrispondenza della corte in cui gli attori si sono fermati a recitare e dove le nostre barche si sono ormeggiate.

Il pomeriggio è stata un’incredibile occasione per fare conoscere simultaneamente due poli molto vivi all’interno del tessuto culturale veneziano: da una parte troviamo le testimonianze di come Venezia sia sempre stata una città ricca e vivace grazie anche all’aiuto non indifferente delle maestranze provenienti dalla terra ferma, e dall’altra sicuramente abbiamo la magnifica tradizione delle barche a remi con cui si era soliti spostarsi tra i canali. Il folto gruppo di studenti e rimasto piacevolmente colpito sia dall’egregio lavoro di Paola e Charly ed entusiasta del giro in barca a remi.

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