Topo Sarsegna

La Sarsegna è un topo probabilmente realizzato in un periodo imprecisato della seconda metà del Novecento in qualche cantiere della laguna sud, dove questo tipo di barca viene anche detta battello o topetta (da prima che il termine a Venezia passasse ad indicare i topi con la poppa tagliata per ospitare il motore). Enzo del Cantiere Murano, in base alla forma della poppa, avanza l’ipotesi che sia stata costruita dal Cantiere Menetto di Pellestrina.

La storia nota di Sarsegna inizia una decina di anni fa, quando Renato, un operaio dell’Oasi Naturalistica di Valle Averto, e un suo amico, in una delle loro peregrinazioni lagunari, scorgono una barca all’orizzonte, adagiata su un fianco su una barena della Laguna Sud. Colpiti dalla sua bella forma, decidono di recuperarla e di restaurarla per utilizzarla per pescare e per trascorrere piacevoli giornate in laguna con le proprie famiglie. Dopo anni di utilizzo, non più adatta alle loro esigenze, i due amici decidono di effettuare piccole manutenzioni prima di metterla in vendita. Luca e Marco, entrambi dottori forestali e guide naturalistiche, decidono di acquistarla: la barca si dimostra perfetta per le loro esigenze e la utilizzano da subito per i progetti di turismo sostenibile all’Oasi, di cui Marco era direttore all’epoca.

I due nuovi soci decidono di chiamarla Sarsegna, variante dialettale per “alzavola”, l’anatra più piccola di fauna europea, una tra le più colorate. Questo appellativo sembra calzare a pennello sulla barca, date le sue dimensioni contenute e i vivaci e tipici colori chioggiotti, azzurro e bianco. Sarsegna ospita a bordo fotografi e visitatori dell’oasi del WWF per piccole esplorazioni naturalistiche e poi risulterà fondamentale per i monitoraggi dei pipistrelli alla Certosa e alla Madonna delle Grazie, dove tuttavia, nonostante l’ingegno di Luca per creare parabordi efficaci per via del moto ondoso causato dai lancioni, subisce in ormeggio alcuni danni alla struttura. A causa degli impegni reciproci e del poco tempo a disposizione, i due amici decidono di cedere la barca all’Associazione Culturale Il Caicio.

Essa si è dimostrata, da quando ne è entrata a far parte, un sostegno fondamentale alle attività sociali che prevedono la partecipazione di molte persone, data la sua capienza e stabilità. Ad esempio, è stata impiegata più volte per le registrazioni delle Indiemood Session, per eventi legati a Gatarigole e per la Riviera Fiorita. Ma soprattutto, ogni mercoledì viene utilizzata da Federico dell’azienda agricola Donna Gnora per il trasporto a remi delle verdure a Venezia.

A causa dei lunghi anni trascorsi senza adeguata manutenzione e della prospettiva di un uso intenso, subito dopo l’acquisizione si è resa chiara la necessità di un serio intervento di restauro per continuare a farla galleggiare con la flotta del Caicio. La spesa dei lavori preventivati sarebbe stata troppo onerosa per le già magre casse dell’associazione, ma fortunatamente Donna Gnora si è resa disponibile a coprirne la metà, rendendo così possibile il progetto!